La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
gruppi, e, tra essi quello spiccava del Nebbioso e di Gualdo, ritti in pie', mano in mano, silenti, intanto che Forestina, in mezzo assisa su 'n cespo
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amichevolmente; pur Lampo, non abbandonò la padrona. La quale, lagrimando e fiottando: babbino mio! - facèa. - Quà la mano! - disse la voce. Alzò Forestina
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, giòvane d'anni e di grado, offrì la mano al secondo dal molto oro al berretto e dal molto argento al crine. I deportati rimanèvano immoti. La loro ànima
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maledette. - - Noi giuriamo la pace! - Gualdo esclamò, elevando la mano. Si udì un mormorìo di assenso e venticinque destre si alzàrono. - E chi la
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dagli occhi dolore. In questa, una mano gli toccava la spalla; la nota mano di Tecla. Si volse. Specchiàronsi le loro pupille l'una nell'altra in uno
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E in un commosso silenzio, la mano di lei nella sua, ei rimaneva accanto alla Nera. I suòi occhi, lùcidi più che mai, volgèvansi, ora alla mamma, ora
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mirarti, nè tu mai mi sembravi abbastanza vicino ... eppure! a darti la mano temevo, ma, se la mano posava già nella tua, non più sapevo ritrarla; sò
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altrimenti. Chè, se il lor piede si tratteneva, puranche, sovra i terreni che mano mano lor guadagnava il lavoro, scorrèa l'àvido sguardo e ristava in que
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mano alle chiome e al vestito: poi, si trattenne, al pensiero di un interno peggiore. E non fu che al pensiero! Se le fattezze dell'alma si potèssero
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meglio avveduti. - Gli è fra le quattro pareti, non sulle strade postali, che sfavilla l'ingegno. Io non ho mai stesa la mano che in guanti ... - Ma
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pistola e cadde. Senonchè, la mano di lui, alla voce, avèa dato uno scatto, e si perdèa la palla nei labirinti della caverna, svegliando gli echi
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ululato due esecrazioni in tuon di spavento, e lo stesso Nebbioso si asciugava col dorso della mano il gèlido orrore che trasudàvagli in fronte. Ed